Ci siamo confrontati con Riccardo Friede, di Fundraising Km Zero, su un tema in cui lui ha sempre dimostrato un grande interesse e una grande capacità: trasformare i gruppi del social più famoso in delle vere e proprie community, capaci di generare valore. In attesa del suo maxi workshop di giovedì 17 maggio al Festival del Fundraising, ci siamo fatti anticipare qualche parola sui valori e sui rischi che le Non Profit (specialmente le piccole) hanno attraverso Facebook.

Riccardo, hai sempre dimostrato una grande capacità comunicativa attraverso i social: sei un pubblicatore seriale, hai dimostrato di parlare attraverso una grande quantità di mezzi, dall’articolo quasi accademico al meme. E non ultimo sei uno dei creatori del gruppo “Fundraising: non importa come lo dici ma come lo fai” che conta più di 2000 professionisti del settore. Su cosa un gruppo Facebook batte tutti gli altri mezzi di comunicazione?

“Sull’interazione, che va intesa CON i membri (tra loro e chi amministra il gruppo, che sarà sempre qualcuno dello staff dell’organizzazione non profit) e TRA i membri. Questa seconda parte è quella che fa la community”.

Qual è il pregio maggiore di una community Facebook per una Non Profit?

“I feedback che puoi ricevere o richiedere. Al telefono è difficile, via mail capita, ma c’è molta riservatezza. In Facebook ci stai per condividere pubblicamente, e così anche elogi e critiche verso un ente sono più facili da raccogliere”.

E quale il difetto maggiore? Come si può compensare questo difetto?

“Il difetto è la gestione delle polemiche generate dalla disinformazione, dalle emozioni del momento, da credenze radicate e dalla “barriera del virtuale”. E’ impossibile arrivare a un dialogo costruttivo. L’unica è lasciar correre ignorando”.

Quali sono i KPI che guardi per primi per capire se il social sta producendo?

“I KPI hanno senso solo quando investo del budget. Altrimenti manca un pezzo fondamentale della valutazione, cioè il costo. Costo per cosa? Convertire in leads (via form) o a qualsiasi obiettivo specifico di conversione (prenotazioni, richieste di info etc). Contare “like” e condivisioni non ha significato”.

Per una piccola Non Profit, vale la pena di investire in piccole sponsorizzazioni Facebook?

“Si, assolutamente, se prima: fai una classica e tradizionale analisi di marketing; ti dedichi a un po’ di sano branding; fissi degli obiettivi della tua presenza su Facebook; controlli la resa delle campagne; su questa base, ottimizzi la spesa”.

Avranno successo le iniziative di donazione su Facebook?

“Si, se ci sta bene che è personal fundraising e che quindi il lavoro vero è 10% comunicazione su Facebook e 90% coinvolgimento e motivazione dell’attuale base di sostenitori, ma per altri canali. Con l’orizzonte di piccole raccolte individuali”.

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